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LE SCULTURE IN TERRACOTTA DI MANUELA SERRA

Intervista a Manuela Serra, l’artista dei “Pensieri nascosti” e dei “Passaggi”

Manuela Serra è l’artista che ha ideato assieme a Sonia Delponte la mostra Visioni Matericheche resterà esposta nella suggestiva cornice dei Vigneti Repetto di Sarezzano (Al) fino al termine dell’estate

Manuela è di origini sarde, ma oggi è fortemente legata al territorio delle “Quattro province nel quale vive e produce le sue opere d’arte. L’artista si esprime attraverso sculture in terracotta che rappresentano spesso parti del corpo umano e che paiono a volte simili a studi anatomici, “accademiche” nella loro perfezione tecnica, ma cariche di significati “nascosti” e con la tecnica dell’incisione. I temi delle sue opere sono le “tracce” lasciate dall’umanità nel corso della storia personale e collettiva, la donna e la libertà femminile, i grandi momenti di “passaggio” individuale e collettivo, il legame con il territorio delle sue origini e quello dove vive e lavora oggi. La abbiamo intervistata per comprendere meglio la sua arte.

Puoi raccontarci qualcosa del percorso che ti ha portato ad avvicinarti all’arte?

Sono nata a Cagliari nel 1971, mi sono laureata in Lettere moderne e dai primi anni dell’università ho iniziato a studiare la teoria del colore, le tecniche di disegno a pastello e ad acquerello presso lo studio di Rosanna Rossi. Dopo la laurea in lettere moderne, ho vissuto in diverse città italiane, mi sono specializzata in Arteterapia e ho lavorato come insegnante di lettere e arteterapeuta, continuando ad approfondire lo studio delle tecniche artistiche. Attualmente vivo e lavoro a Tortona, e la mia attività artistica si divide in prevalenza tra questo territorio e quello di Piacenza.

Nella mostra di Sarezzano hai esposto una nuova serie di lavori dal titolo “Pensieri nascosti”. Da che cosa nasce questo titolo e quali nuove tecniche hai usato per questo ciclo di opere?

Pensieri nascosti nasce da una riflessione profonda sulla volontà di abbattere muri, confini, di vedere oltre la finitezza del pregiudizio e il pensiero assoluto. È un invito all’inclusività, all’altro, a passare oltre certe chiusure. Esplorare oltre noi stessi e l’umanità intera, un invito all’apertura e all’inclusione dell’altro. Ho voluto citare L’Infinito di Leopardi, questa necessità di perdersi nell’infinito quasi con un terrore piacevole per poi ritrovarsi. I pensieri nascosti Possibilità e Probabilità sono incisi su legno trattato con fogli d’argento. La figura in argilla resta, ma tende a perdersi dietro l’immagine dei pensieri incisi, si vede e non si vede, le incisioni su legno è come se completassero la figura.  Credo che soprattutto in questo momento storico e politico sia importante che l’arte si occupi del tema delle chiusure, che sono un concetto umano, sociale, politico, sta a noi ribaltarlo. Perseveranza è un’opera che fa parte di Pensieri Nascosti, una figura femminile apparentemente più classica, ma caratterizzata dall’enigma delle uova che ho scolpito nella parte inferiore.

Altre tue opere di grande impatto sono “Guerriero e Guerriera” già esposte nello scorso inverno a Tortona. Qual è il significato di queste sculture?

Guerriero e Guerriera nascono nel periodo successivo al Covid, come reazione a una fase nella quale ci siamo sentiti ingabbiati, controllati, impossibilitati a determinarci. Queste due opere simboleggiano la necessità di riaffermarsi, resistere, ricordare la potenza dell’umanità che ha sempre reagito al sistema. In Guerrieroho rappresentato un simbolo nuragico, la pintaderausato per decorare il corpo, il pane, i tessuti; in “Guerrieraho rappresentato attraverso questo arto che prende slancio verso l’alto il concetto della cicatrice, della frattura, del ricurcirsi, la spinta verso l’essere e l’autodeterminarsi.

Altre opere nate nel periodo successivo al lockdown sono le Riflessioni Estate e “Pensieri Settembrini legate alle stagioni. Estate rappresenta il periodo nel quale ci possiamo permettere di pensare un po’ di meno, e nel 2023 quando è nata l’opera è stata l’estate post-covid nella quale abbiamo avuto bisogno di relax, stasi, distacco dal passato, riflettere su sé stessi per poi ripartire.

Un altro tema che caratterizza quello delle tue opere è la rappresentazione della donna e del femminile. Attraverso quali opere in mostra hai espresso il tuo punto di vista su questi temi?

Alcune delle opere del 2019 come Leggiadria e Silhouette nascono dall’idea di lavorare sul cammino esistenziale: la leggerezza, unire lo slancio verso l’alto alla capacità di avere radici profonde (per questo utilizzo lo specchio come supporto).

Sono un omaggio alla leggerezza, al ballo, alla danza, all’arte.

Volo è un’opera della serie Passaggi” (un percorso molto al femminile) legata al tema del 25 novembre, della violenza di genere e dei rapporti tra uomo e donna. C’è necessità di parlare del mondo femminile, di affermare che la violenza in tutte le forme va sradicata, e rendere le donne consapevoli di certi meccanismi.

La violenza di genere non è questione di quanto sei andato a scuola o sei rimasto sui libri, ma di mentalità, è in tutte la società, anche la nostra occidentale, e in tutte le famiglie. Sarebbe bello che ogni 25 novembre fosse ricordato anche con le donne e l’arte. Nelle mie incisioni, come Amanti ritorna il tema della libertà della donna, che deve essere libera in tutto il proprio percorso, anche nella sessualità che rappresenta uno degli aspetti principali sui quali si è sempre cercato di ingabbiare le donne e la loro necessità di essere libere e indipendenti, nel modo di vestirsi, di sostenere lo sguardo. Con “Lievità” ho sottolineato che la donna in quanto essere umano, è tutto. Non è vero che se è amante non può essere madre, se lavora non può essere madre.

Le donne devono avere la libertà di gestione del proprio corpo, anche di essere madri o di non esserlo, la scelta di una donna rispetto ad avere una vita che nasce nel tuo corpo è solo femminile, si può condividere, ma nessuno deve mettere mano sul corpo della donna e sulla sua psiche: la maggiore violenza e manipolazione è spesso di natura psicologica e nasce con un’educazione, magari diversa in famiglia tra fratello e sorella, che porta a scegliere partner sbagliati, o a non riconoscere la violenza, o ad accettare la violenza come normalità.

Le “scarpe” sono il soggetto ricorrente delle opere di “Passaggi”. Che cosa vogliono rappresentare?

Le scarpe sono un pretesto per dire qualcosa. Mani, piedi, scarpe hanno il significato di rappresentare i momenti importanti del vissuto, cogliere le affinità, stare insieme, che porta a produrre connessioni, e infatti ho associato nella mostra incisioni e scultura.  Con Offerta la mano tesa rappresenta l’inclusione verso l’altro. Le scarpe di Autunno Urbano sono un omaggio all’adolescenza, un momento della vita molto complicato soprattutto per le ragazze, quelle di migrazione un invito ad abbattere muri e confini come Pensieri Nascosti. In Visioni Materiche ho cercato di associare sculture e incisioni.

Molti critici ritengono che molte delle tue opere siano caratterizzate da un marcato erotismo, anche se espresso in forma non esplicita. Questo aspetto si coglie da molte delle tue incisioni, e in alcune sculture come Guerriero e Guerriera. È un’interpretazione corretta del tuo lavoro artistico?

Si, io credo che l’erotismo sia un aspetto importante della vita e della femminilità. Alcuni critici parlano di scarpe feticiste e leggono nelle mie sculture la sublimazione delle pulsioni sessuali. L’arte, d’altra parte lo diceva anche Freud, nasce dalla sublimazione delle energie sessuali ed erotiche incanalate nella creazione artistica, e con questo aspetto del mio lavoro voglio comunicare che una donna non è solo il ruolo sociale o lavorativo che ricopre, e che la pulsione erotica è un aspetto importante dell’esistenza e della libertà della donna.

Un altro aspetto importante della tua arte è il legame con le tue origini sarde e l’iconografia tradizionale della tua terra. In quali lavori esprimi maggiormente questo aspetto?

Nelle incisioni della serie Tracce parto dalla riflessione sulle mie origini sarde, sulla storia e l’importanza dell’identità. La necessità di lasciare tracce del suo passaggio caratterizza l’umanità fin dall’età della pietra e del neolitico. Tracce è una serie di incisioni calcografiche sulla mia terra natale, acqueforti e acquetinte, che rappresentano l’isola da cui partire e da cui approdare, un’isola con confini che si aprono nel mare, luogo aperto, che accoglie e delimita, che custodisce antiche memorie, tracce di appartenenze individuali e collettive che costituiscono un grande patrimonio storico e culturale. Le incisioni rappresentano luoghi caratteristici dell’età nuragica come le Tombe dei Gigantidei passaggi simbolici dentro i quali non veniva seppellito nulla, e il “Pozzo Sacro o piante della macchia mediterranea come Tzinnibiri il Ginepro.

Andrea Macciò

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