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IN TESTA AI DURI

Semplice ed elegante, per poliziotti, gangster o cantanti: la vita del cappello Borsalino

Ci sono un criminale, un poliziotto, e forse anche un archeologo ed un ammiraglio. E poi c’è un cappello. Non è una barzelletta, ma una storia di eccellenza dell’Oltregiogo. Per capire, si parte dalla fine. Il cappello è della Borsalino Giuseppe e Fratello, storica azienda manifatturiera di Alessandria.

Fondata da Giuseppe Borsalino, l’azienda diventa presto parte dell’economia locale. Nella sua epoca di maggiore espansione, oltre ai 2500 dipendenti l’azienda collabora con diverse fattorie del territorio, dove vengono allevati i conigli la cui pelle è materiale primario per il feltro dei cappelli.

Proprio uno di questi cappelli diventa un fuoriclasse internazionale. Il design è semplice: una cupola a tronco di cono circondata da una fascia, falde di dimensioni moderate. In Italia piace, all’estero ottiene un successo incredibile.

Lo indossano tutti, uomini e donne. La sua forma ed elegante e pratica, le sue tese particolarmente utili per proteggere dal vento e dalla pioggia. Questa capacità di difendere dalle intemperie diventa anche abilità nel nascondere il volto, di renderlo allo stesso tempo anonimo ed interessante.

È la svolta: Borsalino diventa il cappello di chi vive nell’ombra, di chi non ha orari e deve essere sempre pronto ad essere in strada, con qualunque tempo, a qualunque condizione.

Borsalino diventa così il cappello di chi è fuori dalla legge. Al Capone, il padrino di Chicago, lo porta sempre, elemento iconico del suo stile, tra ferocia e ricercatezza. Soprattutto grazie a lui, il Borsalino diventa il cappello dei boss, portato da chi boss è, ma in un altro continente (come i caid di Marsiglia), e di chi boss non è (i moustache pete, mafiosi di basso rango arrivati negli Usa con i primi immigrati italiani).

Per gli stessi motivi, diventa il cappello di chi i fuorilegge li combatte: poliziotti e detective, reali o immaginari. Il Borsalino ripara la testa di alcuni tra gli uomini di Eliot Ness: gli Intoccabili, la squadra di poliziotti diventata famosa per aver arrestato Capone ed i suoi luogotenenti.

Dalla vita reale al mondo della fantasia. Il Borsalino è parte della divisa di Humprey Bogart, che interpreti il ruolo del detective Sam Spade nel film “Il mistero del falco” o del cinico proprietario di un bar in “Casablanca”.

Il cappello nato ad Alessandria dice la sua anche sulla carta. Insieme all’impermeabile ed all’orologio-radio a doppia frequenza accompagna Dick Tracy.  Anche grazie alla personalità portata dal cappello, il detective creato da Chester Gould nel 1931 passa dalle strisce a fumetti, ospitate dai giornali locali di Chicago, a serie radio, fino a diventare protagonista di vari film.

Ma il vero matrimonio, definitivo e tra il copricapo nato ad Alessandria e il mondo dell’immaginazione è il film Borsalino”. Diretto nel 1970 da Jacques Deray è legato al nostro cappello fin dal titolo, concesso dall’azienda alessandrina come l’iconico cappello, portato dai protagonisti, tra cui l’indimenticato Alain Delon. Ispirata a vere figure della malavita francese, la pellicola fissa i valori dei portatori di Borsalino, fuorilegge o meno: il rifiuto delle convenzioni, il coraggio, la fedeltà ai propri ideali, una classe innata.

L’impatto del film e del Borsalino è tale da arrivare anche in Oriente. Il fumettista Eiichirō Oda si è infatti ispirato a loro per la figura di uno dei personaggi del suo manga One Piece. Èl’ammiraglio Borsalino (o Kizaru), capace di nascondere un carisma ed una determinazione notevole dietro un comportamento scherzoso e “leggero”.

L’età dell’oro è finita, complice anche la crisi dell’azienda, ma il Borsalino non ha smesso di essere icona di stile. Non è diffuso come in passato, ma qualità batte quantità. Troviamo Borsalini sulla testa di Indiana Jones, su quelle dei Blues Brothers o su quella di Jonny Deep. Umani con classe con un cappello di classe. E Giuseppe Borsalino sarebbe certo contento.

Matteo Clerici

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