LA GENOVA “SCOMPARSA”

A Palazzo Ducale la città protagonista della mostra “Molto vicino, incredibilmente lontano” di Lisetta Carmi

Due anni dopo le retrospettive a Torino e Genova del 2022, in occasione dei 100 anni dalla nascita di Lisetta Carmi, Palazzo Ducale presenta una grande mostra dell’artista e fotografa genovese, che nel corso della sua vita ha avuto il coraggio di percorrere vie diverse dando sempre voce agli ultimi.

Un viaggio che parte da Genova e dall’Italia per raccontare con il suo sguardo acuto e lucido realtà lontane e mondi in trasformazione, con inedite immagini a colori che affiancano le serie più famose in bianco e nero.

Molto lontano, incredibilmente vicino” il titolo esprime benissimo le due anime della ricerca fotografica di Carmi.

La mostra è caratterizzata da un allestimento molto originale, curato dallo studio Drama y Comedias, che ruota attorno al concetto di “muro”. In tutta la produzione fotografica di Lisetta Carmi troviamo immagini che documentano i muri delle città e le scritte, con il loro potenziale comunicativo e politico. Ed è infatti un “muro” inteso come struttura fisica e metaforica, ad aprire ogni sala.

Una delle protagoniste della mostra di Lisetta Carmi è la Genova degli anni Sessanta e Settanta, quelli nel quale si concentra la maggior parte del suo lavoro fotografico.

In mostra troviamo un’accurata selezione delle immagini dei “travestiti” scattate tra il 1965 e il 1971. L’idea nasce, come racconta la stessa artista, dalla partecipazione casuale a una festa di Capodanno del 1965, nel quale Lisetta Carmi viene a conoscenza della vastissima comunità di “travestiti” che popolava allora l’ex ghetto ebraico del centro storico di Genova, in particolare Via del Campo e Vico della Croce Bianca. Una sorta di “città nella città” con le sue regole, cantata da Fabrizio de André, e oggi in parte scomparsa. Lisetta Carmi riesce a creare un rapporto di empatia e fiducia con queste persone al margine della società “perbene” di allora, traendone immagini di grandissima forza comunicativa ed estetica.

Le immagini mostrano soggetti in pose nello stesso tempo fragili e seducenti, a volte mimetizzati nella città “normale” che li circonda. La serie dei “travestiti” culminata nel libro pubblicato da Sergio Donnabella nel 1972 con immagini di Lisetta Carmi e testi di Elvio Fachinelli, ha permesso all’artista di riflettere anche sul tema dell’identità personale e di genere, per considerarsi una “persona senza ruolo” che è riuscita a realizzare queste fantastiche immagini guardando ai suoi soggetti non come uomini o donne, ma semplicemente come esseri umani “Osservare i travestiti mi ha fatto capire che tutto ciò che è maschile può essere anche femminile, e viceversa. Non esistono comportamenti obbligati, se non in una tradizione autoritaria che ci viene imposta fin dall’infanzia”. La mostra genovese di oggi, a differenza delle altre retrospettive, espone numerose immagini a colori della serie dei “travestiti” in controtendenza con quanto avveniva negli anni Sessanta/settanta, nei quali i professionisti preferivano scattare in bianco e nero.

Un altro aspetto sul quale Lisetta Carmi si sofferma è quello della Genova industriale del porto e dell’Italsider. Le immagini del porto sono state scattate fingendosi la “cugina” di un lavoratore portuale che l’ha introdotta nel mondo dei “camalli” permettendolo di conoscerlo dall’interno, un mondo allora “vietato” per una ragazza, e scattando immagini straordinarie che documentano un altro settore importantissimo della cultura urbana genovese. Le immagini dell’Italsider, molto interessanti, rientrano nella sfera più classica della fotografia industriale.

Nella serie inedita erotismo e autoritarismo a Staglieno il famoso cimitero genovese si trasforma sotto l’obbiettivo della fotografa in un ritratto della società borghese ottocentesca e dell’erotismo associato ai monumenti funebri. Lisetta Carmi coglie un aspetto fondamentale dei monumenti funebri del cimitero di Genova, spesso realizzate da maestri del Basso Piemonte come Leonardo Bistolfi e Giulio Monteverde: il contrasto tra l’erotismo vagamente macabro dei sinuosi corpi nudi femminili contrapposto all’austerità dei “maschi baffuti” rappresentanti il “potere” della società di allora. Una grande attenzione è dimostrata anche verso la rappresentazione dei bambini, abbastanza inusuale nei monumenti funebri che solitamente rappresentano la persona defunta o immagini allegoriche.

Un’altra interessante serie “genovese” è quella dell’anagrafe. Nell’era predigitale per ottenere certificati e altre necessità si formavano lunghe file agli sportelli, e ad avere necessità dell’anagrafe erano soprattutto gli strati più deboli della società. Tutto questo è documentato da un’ampia serie di immagini in formato quadrato, allora abbastanza inusuali.

A Genova, all’Ospedale Galliera, Lisetta Carmi ha realizzato la straordinaria serie che documenta un parto “naturale” e senza complicazioni alcune, esposta due anni fa a Torino e qua visibile in formato video.

Lisetta Carmi ha anche viaggiato molto, e la mostra documenta con grande precisione la sua ricerca fotografica in comunità rurali, isolate e spesso stigmatizzate. Lisetta Carmi fotografa i pastori della Sardegna, i contadini delle zone più interne della Puglia e della Sicilia, gli abitanti dei quartieri poveri di Caracas. Le immagini del Sud italiano di Lisetta Carmi, scattate non oltre 50-60 anni fa, sembrano provenire da un’era arcaica, con paesaggi fermi e assolati, donne italiane “velate” gruppi di anziani uomini seduti nella piazza del paese, immagini nelle quali si inizia a cogliere l’incombenza della contemporaneità nella quale viviamo oggi.

L’autrice ha fotografato e colto l’anima di una cultura contadina che stava lentamente scomparendo. Anche nelle immagini scattate in Medio Oriente e America Latina, Lisetta Carmi documenta una società in bilico tra tradizione arcaica e modernità, con tutte le sue contraddizioni.

L’attenzione ai “graffiti” rivela l’interesse dell’artista per l’unica modalità espressiva allora consentita alle classi più povere. Interessante anche la serie di portoni e architetture scattata in Afghanistan, che si discosta dalla fotografia “umanista” per lavorare maggiormente sugli aspetti formali.

Il viaggio in India nel 1976 e l’incontro con Babai Herakahn Baba è fondamentale nella vita dell’artista, che a oltre 50 anni inizia la sua seconda vita dedicandosi alla ricerca interiore e spirituale e abbandonando progressivamente la fotografia.

Dal 2005 le sue immagini, a lungo poco conosciute se si eccettuano quello del libro allora “scandaloso” sui travestiti, sono state riscoperte ed è stato possibile ammirare l’opera vastissima di un’artista che attraverso la fotografia ha raccontato lo spirito di un tempo di grandi cambiamenti sociali e l’anima della sua città natale Genova, “città diversa” come si legge in una delle sue immagini, e delle sue grandi contraddizioni. Un’anima apparentemente oggi scomparsa, ma che ancora in realtà sopravvive tra i meandri dei vicoli cantati da De André nei quali operavano i “travestiti” e nel rapporto col porto e col mare.

Andrea Macciò

BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

Lisetta Carmi nasce a Genova il 15 febbraio 1924, in un’agiata famiglia ebrea della media borghesia. A causa delle leggi razziali è costretta nel 1938 ad abbandonare la scuola e a rifugiarsi con la famiglia in Svizzera. Nel 1945, al termine della guerra, torna in Italia e si diploma al conservatorio di Milano. Negli anni seguenti tiene una serie di concerti in Germania, Svizzera, Italia e Israele. Nel 1960 interrompe la carriera concertistica e si avvicina in modo casuale alla fotografia trasformandola in una vera e propria professione. Dopo aver realizzato nel 1964 un’ampia indagine nel porto di Genova, diventata poi una mostra itinerante, continua un reportage sulla Sardegna iniziato nel 1962 e che terminerà negli anni Settanta. Nel 1971 compra un trullo in Puglia, a Cisternino. Il 12 marzo 1976 conosce a Jaipur, in India, Babaji Herakhan Baba, il Mahavatar dell’Himalaya, incontro che trasformerà radicalmente la sua vita. Negli anni realizza una serie di ritratti di artisti e personalità del mondo della cultura del tempo, tra cui Judith Malina, Joris Ivens, Charles Aznavour, Edoardo Sanguineti, Leonardo Sciascia, Lucio Fontana, César, Carmelo Bene, Luigi Nono, Luigi Dallapiccola, Claudio Abbado, Jacques Lacan ed Ezra Pound, di cui si ricordano i celebri scatti realizzati nel 1966 presso l’abitazione del poeta sulle alture di Zoagli in Liguria. Lisetta Carmi muore, o come avrebbe detto lei, abbandona il suo corpo terreno, il 5 luglio 2022 a Cisternino. (A. M.)

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