ESCURSIONI E CURIOSITÀ DALLA VALLÉE RIPORTATE DA UN GIORNALE CHE NASCE DA UN “NIDO D’AQUILA”
Sempre più persone si sentono prigioniere dei tempi e dei ritmi delle grandi, ma anche delle piccole città. E così, se un tempo non troppo lontano nella metropoli la gente vedeva l’opportunità per una vita con “tutto a portata di mano”, ora, complice anche la nuova era di Internet, una rivoluzione che consente anche il lavoro da remoto, purtroppo non certo ancora per tutti, la città inizia a diventare non più un luogo ambito, ma per i tempi ossessivi che impone sta diventando quasi una gabbia.
Avevo affrontato questo argomento sin già dagli anni Novanta, preparando una sia pur stringata ricerca di sociologia urbana titolata: “Che cosa è una città” con prefazione di Laura Longoni anch’essa ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Genova, ma tutto è rimasto sulla carta.
Prima o poi però verrà il tempo per dare alla luce questo lavoro nel quale anticipavo, sull’idea degli urbanisti utopisti degli anni Sessanta, la necessità di trasformare le nostre metropoli in una catena di centri urbani, organicamente collegati tra loro, ma con ognuno i essi contraddistinto da particolari caratteristiche.
In tal senso, sempre negli anni Novanta avevo iniziato a trasformare un mio giornale nato nel 1985 a scopi prettamente politico/culturali, “l’inchiostro fresco”, in un giornale che come sottotitolo portava la dizione “la voce dell’Oltregiogo e di Rondinaria”, dove il nome di Rondinaria proveniva, sulla base di ricerche archeologiche eseguite da uno studioso di storia locale, Gianfranco Romero, dai resti di un antico castrum ritrovati in quel di Silvano d’Orba (Al).
E l’idea di “Rondinaria” fu appunto quella di proporre la fusione amministrativa di tutti i piccoli comuni compresi tra Novi e Ovada nella Valle dell’Orba, creando una città dei paesi, “Rondinaria” appunto, dove ogni comune avrebbe dovuto ricoprire un ruolo specifico nell’ambito del disegno di una città diffusa sul territorio. Ma come potete immaginare fu considerata, ed è tutt’ora, un’utopia.
Ciò non toglie nulla, comunque, all’idea di fondo che oggi più che mai, con l’aiuto di Intenet, sta prendendo piede: quella di fuggire dalla città in quanto tale che, come già allora citava Sant’Agostino è un “asilo che offre l’immunità ad una moltitudine di criminali” o detta in termini più attuali, la città, a parere di Max Weber, è semplicemente un freddo insediamento psicologico dove i cittadini si ritrovano per svolgere “azioni di razionale rispetto ad uno scopo”, oppure secondo Alessandro Pizzorno, è null’altro che un luogo “ove si attuano tutti i mutamenti che hanno portato la società moderna ad essere quella che è”.
Ma se queste interpretazioni andavano bene quando ancora si viveva nella coda della “Rivoluzione industriale”, oggi con l’avvento dirompente di Internet, la società contemporanea, come abbiamo già detto, si va radicalmente trasformando e quindi anche la città nel suo complesso, e, in primo luogo all’interno di essa il modo di vivere subisce una impensabile sino a poco tempo fa modificazione, tanto che in molti individui la città spesso diventa costrizione.
E allora verrebbe in mente il pensiero di Ferdinand Tonnies (1887) che interpretava il passaggio dalla società rurale a quella urbana, come un cambiamento psicologico, quasi un precipitare nell’individualismo, in quanto il villaggio rappresentava una comunità caratterizzata da vincoli di sangue e di solidarietà, mentre la società urbana era fondata su meri rapporti di scambio plasmati dall’economia monetaria.
Da un lato quindi il villaggio con le sue stabili radici sul territorio a fronte della freddezza impersonale della metropoli industriale, dove, per citare Durkheim, alla solidarietà tra gi individui si contrapponeva il concetto di una società organica basata sulla divisione del lavoro, dove l’individuo sostanzialmente diventava un numero.
Oggi, sembra che negli individui, che con il progredire dell’evoluzione solidaristica e associativa hanno assunto la veste di persone, torni, anche alla luce di questo cambiamento antropologico, prepotentemente la volontà, per non dire la necessità, di ritrovare sé stessi in una nuova ma antica dimensione: quella della vita a contatto con la natura, oggi appunto resa possibile da questa nuova Rivoluzione tecnologica, che, negli anni duemila, con Internet ha creato un mondo globale, dove però, anacronisticamente, è possibile fare rivivere il vecchio spirito di nicchia richiamato dall’ottocentesco Ferdinand Tonnies, ovvero quello degli antichi villaggi!
Un piccolo esempio di quanto qui sopra citato, sia pure in termini molto sintetici, l’ho realizzato con il trasferimento del centro raccolta articoli de “l’inchiostro fresco” – la cui redazione continua a rimanere Novi Ligure (Al) – in una caratteristica località della Valle d’Aosta, posta a 1.480 metri d’altezza, ovvero a Cheverel (La Salle), da dove il giornale cresce e prospera, riordinando i numerosi servizi che i nostri cronisti dall’Oltregiogo e da Rondinaria mi inviano, spesso arricchiti da filmati e reportage vari.
E da qui, da questo “nido d’aquila” (la nicchia dell’antico villaggio vagheggiato da Tonnies) , riesco benissimo a lavorare attorno al nostro giornale, non trascurando di dare il dovuto spazio alle escursioni in questa località incastonata tre le Alpi, di fronte alla catena del Monte Bianco, ed anzi facondo conoscere ancor più questi posti ai nostri lettori, come si vede dall’elenco dei sevizi video che qui sotto vi proponiamo!!!!
Gian Battista Cassulo
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