LA CHIESA DI SAN NICOLÒ A NOVI LIGURE

La bella incompiuta e altre storie della Chiesa di San Nicolò a Novi Ligure di Andrea Scotto

La Chiesa di San Nicolò a Novi Ligure, in Via Girardengo, può essere considerata il “canto del cigno” della grande tradizione barocca degli edifici religiosi novesi, che ritroviamo nella Chiesa di San Pietro e nella straordinaria Collegiata.

L’architettura delle Chiese di Novi Ligure è fortemente influenzata dal Barocco della vicina città di Genova, con la quale la “capitale” dell’Oltregiogo ha sempre coltivato stretti rapporti culturali e politici. Nel suo accurato libro Andrea Scotto ricostruisce la storia e la vita di questa chiesa, l’unica con una data di nascita precisa, il 20 aprile 1683, quando fu deciso di costruire l’attuale San Nicolò al posto della chiesa medioevale dedicata allo stesso santo.

La costruzione dell’edificio, affidata a Giovanni Semino, fu completata dopo varie vicissitudini nel 1701 mettendo da parte alcuni dei progetti iniziali: da qui la qualifica di “bella incompiuta”. Meno appariscente dal punto di vista architettonico della Collegiata e di San Pietro, un po’ nascosta dalle numerose attività commerciali della zona, la Chiesa di San Nicolò presenta tuttavia numerosi elementi di interesse.

Della Chiesa precedente e della sua struttura abbiamo notizia anche grazie a fonti scritte che documentano nella Basilica Beati Nicolai come nel 1135 il popolo novese si radunò in un’assemblea politica per decidere di allearsi con Genova e Pavia contro Tortona, città allora molto potente e della cui diocesi Novi fa parte ancora oggi. Dal punto di vista politico, Tortona è stata fino all’annessione al Regno di Savoia parte del Ducato di Milano, Novi della Repubblica di Genova. Nell’antichità non esisteva una distinzione netta tra potere politico e potere religioso, e le chiese erano spesso usate per incontri a scopi politici. In questo caso l’autore ipotizza che sia stata scelta San Nicolò perché meno strettamente legata alla Diocesi tortonese.

La facciata attuale, pur nelle forme barocche, denota alcune caratteristiche affini a quelle del romanico lombardo nei colori e nei materiali usati. Il campanile, visibile dalle vie laterali, si caratterizza per un “orologio eccentrico” ovvero posto in maniera laterale rispetto alla struttura.

Tra gli artisti protagonisti della decorazione delle cappelle interne, in San Nicolò è notevole l’apporto del torinese Luigi Morgari, protagonista anche della decorazione pittorica di buona parte del Duomo di Valenza e della Basilica minore di San Nicolò a Lecco, attivo in Piemonte, Liguria e Lombardia (ma oggi una sua opera si trova anche nella Chiesa del S. Rosario ad Alcansak, in Turchia).

A Novi Morgari ha lasciato i due affreschi “La cena di Emmaus” e “Lasciate che i piccoli vengano a me” caratterizzati da una sintesi tra “il realismo” della pittura tardo-ottocentesca e il gusto decorativo orientalista che si affermava in quel periodo in Italia con artisti come Morelli e Pasini e in Francia con Delacroix.

L’intervento di Morgari è del tardo Ottocento, in uno stile radicalmente diverso da quello del tardo barocco con la quale l’edificio era stato concepito.

Un altro pittore che ha lasciato una forte impronta in San Nicolò è il genovese Giovanni Andrea Carlone, attivo tra fine Seicento e inizio Settecento e figlio del notissimo Giovanni Battista Carlone, autore delle “sovraporte” che decorano Palazzo Cuttica ad Alessandria. I Carlone, padre e figlio, erano tra gli artisti più apprezzati dai committenti del tempo.

Genovese era anche Giovanni Isola, al quale dobbiamo la Pala d’Altare raffigurante San Nicolò. Il periodo tardo-seicentesco nel quale la chiesa è stata costruita ha determinato una sovrapposizione di stili sia nelle architetture che nelle decorazioni che la vedono “sfumare” lentamente dal Barocco più appariscente e puro della Collegiata a forme e stili più vicini al Neoclassicismo.

Altro elemento di grandissimo interesse della Chiesa è l’Organo Lingiardi, opera dello scultore organista pavese Andrea Lingiardi. Gli apporti artistici di Morgari, Carlone e Lingiardi confermano il ruolo di Novi e dell’attuale provincia di Alessandria come snodo e punto d’incontro culturale e artistico tra le due grandi città, Genova e Torino, e la Lombardia meridionale del pavese, oggi considerato tra i territori delle “quattro province” Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza.

Il libro di Andrea Scotto non è solo una ricostruzione storica, ma una vera e propria guida che, attraverso la minuziosa descrizione di tutte le cappelle e gli altari della Chiesa, può essere usato per andare alla scoperta della meno appariscente tra le Chiese “barocche” novesi, bella, ma incompiuta.

Una parte molto interessante del libro è l’introduzione, nella quale Scotto ricostruisce il percorso che tramite la traslazione delle reliquie ha portato in Italia il culto di San Nicola o San Nicolò. Nel Medioevo sul culto delle reliquie avvenivano vere e proprie operazioni di “marketing”: le ossa del Santo si racconta siano state “traslate” in Italia dai baresi per primi, la città nella quale il culto del Santo orientale è più sentita ancora oggi, poi dai veneziani e dai genovesi che allora controllavano il novese.

Il culto di San Nicola/San Nicolò si diffuse anche nel Nordovest, tanto che ancora oggi al santo è dedicato il paese di San Nicolò a Trebbia, frazione di Rottofreno nel piacentino.

Andrea Macciò

Le immagini del libro sono del fotografo Roberto Pestarino, la copertina è di Letizia de Franceschi.

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