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DIETRO LE QUINTE DI UNA MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA

Una intervista ad Anna Raffaghello di Andrea Macciò

Nelle scorse settimane abbiamo intervistato Giulia Tombolato, una giovane artista veneta che ha scelto Novi Ligure (Al) per la sua prima personale “Lo spazio nascosto che ha riscosso grande successo e interesse in città. Oggi abbiamo sentito Anna Raffaghello, curatrice della mostra – Ecco l’intervista raccolta da Andrea Macciò

“Dietro le quinte” di una mostra oltre all’artista ci sono altre persone e professionalità meno note al pubblico. E l’idea della mostra Lo spazio nascosto e di portare a Novi un evento di arte contemporanea fortemente innovativo è stato propria della novese Anna Raffaghello, laureata in economia e gestione dei beni culturali e specializzata nel contemporaneo, che ha curato la mostra e tutti i suoi aspetti organizzativi. L’abbiamo intervistata per Inchiostro Fresco per avere un panorama completo di questo importante evento culturale.

Ci potresti descrivere qual è il tuo profilo professionale nel mondo dell’arte contemporanea?

Io ho studiato economia e gestione dell’arte e dei beni culturali, ho conseguito la laurea magistrale la scorsa primavera a Venezia. Non espongo opere mie, non sono un’artista, il mio è un profilo più gestionale, ma con una specializzazione nel settore degli eventi culturali. Per ora ho alcune esperienze di collaborazione con gallerie d’arte, sto cercando di fare alcuni progetti che riguardano l’organizzazione di eventi nell’ambito del contemporaneo. Mi piacerebbe avere un ruolo non solo organizzativo, ma anche curatoriale, per ora non ho moltissime esperienze nell’ambito della produzione d’arte.

Come hai conosciuto Giulia Tombolato e quando è nata l’idea di proporre una sua mostra personale curata da te?

Ho conosciuto Giulia a Venezia, ed è nata l’idea di proporre la sua prima mostra personale con la mia curatela, visto che lei sino a quel momento non aveva mai esposto da sola. Entrambe avevamo avuto un’esperienza in Germania, io ho collaborato con un archivio di arte contemporanea a Berlino e volevamo mettere a confronto il panorama artistico di Venezia con quello internazionale

Come è nata la mostra “Lo spazio nascosto” che tu hai organizzato e curato?

Per “Lo spazio nascosto” io mi sono occupata di tutta la parte organizzativa e curatoriale. Non lo avevo mai fatto ed è stato divertente e interessante confrontarmi con una nuova realtà. È stata la mia prima esperienza in prima linea, sino ad ora avevo lavorato solo a singole parti dell’organizzazione di una mostra. Per quella di Giulia mi sono occupata di tutto, dall’installazione delle opere alla comunicazione, dalle relazioni con chi ci ha dato lo spazio alla parte più spiccatamente curatoriale. I testi erano miei, e sono nati da una serie di incontri preparatori con Giulia, il più importante dei quali è stata una visita che ho fatto a casa sua nella quale mi ha mostrato tutte le sue opere, i lavori recenti e quelli più passati che avevo visto solo in fotografia. Abbiamo trascorso una giornata insieme nella quale lei mi ha spiegato che cosa si aspettava dalla sua prima mostra personale, un evento di presentazione di lei come artista contemporanea. Il suo interesse era quindi quello di non avere un tema unico sul quale concentrarsi, voleva più che altro far conoscere il suo percorso artistico. Allora ho dato forma a una mostra che parlasse di lei, del suo mondo, del suo “spazio nascosto” in modo molto descrittivo. L’impostazione della mostra e i testi sono nati dalla visita nello studio dell’artista e dalla definizione del concetto che volevamo comunicare ai visitatori.

Quale riscontro ha avuto una mostra di arte contemporanea di un’artista alla sua prima personale nella tua città, Novi Ligure, e nel territorio dell’Oltregiogo e dell’alessandrino in generale?

L’idea di organizzare una mostra a Novi Ligure mi ha subito molto emozionata, ero contenta di poter presentare la prima esposizione curata da me nella città dove sono nata e dove ho vissuto tutta la vita prima dell’università. Mi rendeva molto fiera fare qualcosa nella mia città e per la mia città, portare una proposta artistica e culturale nuova rispetto a quelle che abitualmente si vedono qua, molto legate al territorio e uno stile e un concetto espositivo più o meno specifico. Molte persone mi hanno detto che erano davvero contente di vedere una mostra così nuova, ideata e fatta in autonomia da due ragazze così giovani in una città come Novi. Noi avevamo inizialmente qualche perplessità sul riscontro della nostra iniziativa, invece è stato molto positivo, sono rimasti entusiasti sia i novesi e tutte le altre persone che la hanno visitata sia i proprietari dello spazio, che sono da stati da subito molto disponibili e che sono anche loro appassionati di arte contemporanea. Sembra che la mostra sia piaciuta, proprio perché abbiamo cercato di proporre l’arte di Giulia nel modo più esplicito possibile e fare in modo che le cose fossero spiegate ai visitatori. Noi abbiamo cercato di essere sempre presenti e di spiegare la logica della mostra a tutte le persone che entravano. Nel mondo dell’arte contemporanea credo sia importante in esposizioni di questo tipo fornire spiegazioni e linee guida ai visitatori, altrimenti un pubblico non specializzato potrebbe sentirsi disorientato.

Molte analisi sottolineano l’insoddisfazione di molti lavoratori del settore culturale per le condizioni di lavoro e una sottovalutazione sociale delle attività legate a questo settore. Qual è la tua impressione, a partire dalle esperienze che hai avuto sino ad ora, e quali sono le tue aspettative?

È un settore molto difficile e molto chiuso. Io mi sto affacciando solo ora al mondo del lavoro, ma penso che la scarsa considerazione dei lavoratori del settore culturale sia dovuta anche al fatto che spesso qua vengono proposte condizioni di lavoro che in altri settori non sarebbero accettabili. Qua sono considerate tali perché spesso chi ci lavora è mosso da interesse e passione per quello che fa, e quindi automaticamente si pensa che il lavoro che fai non lo fai per motivi economici o di carriera, ma per seguire un’inclinazione personale. Sono gli stessi addetti ai lavori del settore culturale a favorire questo pregiudizio proponendo condizioni che non sarebbero accettate in altri settori lavorativi. Quello dell’arte contemporanea è un settore molto chiuso, sia nelle istituzioni pubbliche che in quelle private. Il mercato è fermo, ci sono pochissime assunzioni, questo rimane un monco molto elitario. Ma non ci sono solo aspetti negativi, se riesci a trovare la strada giusta ti permette di conciliare le tue passioni e i tuoi interessi con il tuo lavoro, ed è quello che mi aspetto dal percorso che ho appena iniziato.

Secondo te quella che descrivi è una situazione specifica del settore dell’arte contemporanea o simile a quella di altri lavori intellettuali, come quelli legati in maniera più diretta alla scrittura, o quelli più “tecnici” dietro le quinte del mondo del cinema o dello spettacolo?

Sono situazioni tutte molto simili, sono lavori e professionalità spesso sottovalutate. Bisognerebbe avvicinare le persone esterne al “dietro le quinte” di questa situazione. Anche per la mostra il mio ruolo di curatrice per alcuni non era chiarissimo, mi chiedevano “si, ma tu cosa hai fatto?” Molti pensano che sia l’artista in persona a occuparsi dell’organizzazione e allestimento di una mostra, facendo tutto da solo. Invece dietro alla nascita di una mostra ci sono una serie di lavori e professionalità diverse, anche molto tecniche, che restano nell’ombra.

                                               Andrea Macciò

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