In mostra ad Asti la realtà fantastica di Enrico Colombotto Rosso

“Enrico Colombotto Rosso. Realtà fantastica” a cura di Marida Faussone e Giuseppe Orlandi, è la mostra che la Fondazione Eugenio Guglielminetti (in collaborazione con Fondazione Asti Musei, Comune di Asti- Assessorato alla Cultura, Provincia di Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Reale Mutua Assicurazioni- Agenzia di Asti e Banca Reale) dedica al maestro di Casale Monferrato in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta nel 1925.
Bocciato all’Accademia Albertina in quanto considerato insufficiente nel disegno, Colombotto Rosso si dedica ad altre attività e ritenta nuovamente invano l’ingresso in Accademia a ventotto anni. Grazie ai numerosi viaggi e alla solida amicizia con la pittrice Leonor Fini l’artista monferrino riesce, come era accaduto in passato ad altri artisti “rifiutati” dall’accademia, a diventare un protagonista della scena artistica torinese ed italiana.
Assieme a un altro artista “irregolare” piemontese, Lorenzo Alessandri di Giaveno, Colombotto Rosso è tra i fondatori del movimento artistico “Surfanta”.
Surrealismo e fantasia erano le parole d’ordine di Surfanta, nato per fronteggiare il vuoto culturale prodotto dalla guerra e per avvicinarsi alle esperienze della pittura surrealista, fantastica e metafisica europea.
Sensibile alle tendenze Art Nouveau ed alla Secessione Viennese, Colombotto Rosso ha soggiornato a lungo negli Stati Uniti, in Germania, Austria, Spagna per conoscere le tendenze d’avanguardia e sperimentare i linguaggi espressionisti, particolarmente coltivati nel decennio Sessanta in Francia, a Parigi accanto agli intellettuali e pittori surrealisti come appunto Leonor Fini e Stanislao Lepri.
Nell’immaginazione pittorica, la realtà e la condizione umana assumono la forza drammatica della quotidianità, della sofferenza e del dolore mediante timbri cromatici potenti e contrasti aspri.
In mostra ad Asti, dal Fondo donato dal Maestro alla Fondazione Eugenio Guglielminetti nel 2007 per la pluridecennale collaborazione professionale con lo scomparso scenografo astigiano, sono stati selezionati trenta bozzetti ad acquarello, tempera e china su carta, realizzati tra il 1958 ed il 1971 per la scenografia cinematografica e teatrale.
Il disegno rigoroso e l’essenzialità si rivelano congeniali alla rappresentazione scenografica, alla trasposizione visiva dei personaggi della letteratura teatrale in costumi e fondali scenici, avvolti dalle allusive e misteriose luci del palcoscenico.


La prima sezione è dedicata ai bozzetti per il film “La Bibbia” che dopo varie vicissitudini fu girato da John Houston negli anni Sessanta per una co-produzione italo-americana. Prive di definizione somatica, le figure si identificano mediante colori e struttura dei costumi, decorazioni, acconciature e simboli: Giovane Principe, Paggio, Signora, Schiava.


La seconda sezione è dedicata agli allestimenti teatrali: “La gallinella acquatica” del drammaturgo polacco Stanislaw Witkiewicz. Rappresentata al Teatro Gobetti di Torino nel 1969, era un progetto innovativo progetto di “teatro della Pura Forma” tanto che nell’archivio del teatro torinese è ancora disponibile “il foglio di sala” con un questionario nel quale si chiedeva agli spettatori l’impatto di questo tipo di teatro. I bozzetti di costume a tempera su carta rappresentano i personaggi (cameriera, Gallinella, bambina) con i colori vivaci che ricordano la pittura fauves e un’ironica ambientazione espressionista.
Di suggestiva efficacia è la singolare interpretazione scenografica de “Le jeu du massacre” di Eugene Jonesco che Colombotto Rosso, su richiesta del regista Gualtiero Rizzi e consulenza di Gian Renzo Morteo, creò per il Teatro Stabile di Torino nel 1971, dopo le rappresentazioni di Dusseldorf e Parigi.


Le Jeu au massacre, noto in italiano come “Il gioco dell’epidemia” è stato all’epoca considerato come una metafora dell’autodistruzione dell’umanità tramite lo spettro della guerra atomica, per poi essere letto nel 2020 come una metafora della “pandemia” e degli eventi che accaddero in quegli anni. Un testo sempre attuale e nel quale si può sempre leggere una metafora della contemporaneità. Le inquietanti “mummie”, la “Vecchia elegante”, la “Portinaia” sono alcune delle creazioni dei venti episodi ideati.
Dopo l’intensa attività espositiva in Europa, Americhe, Asia e Oceania, negli anni Novanta si trasferì definitivamente a Camino, ove si dedicò alla pittura, all’illustrazione per l’editoria, esponendo in antologiche ad Aosta, Carignano, Alessandria, Torino, Bad Frankenhausen, Asti.
La Fondazione Enrico Colombotto Rosso conserva l’opera del Maestro nei tre depositi di Camino, Conzano e Pontestura, rappresentandone la personalità artistica in rassegne internazionali.
A completare la mostra, la sezione documentaria delinea i riferimenti culturali della pittura fantastica e onirica attiva a Torino nei decenni Cinquanta- Sessanta, e presenta opere grafiche di Filippo De Pisis, Ernst Fuchs, Felice Casorati, Raffaele Ponte Corvo, Giovanni Macciotta, Sergio Albano, Francesca Sirchia Settegrani, opere custodite presso le Collezioni della Fondazione Eugenio Guglielminetti.
Andrea Macciò