Una intervista a Stefano Napolitano
Che cosa succederebbe se due delle figure più importanti ed enigmatiche della storia dell’umanità, Gesù Cristo e Maria Maddalena, tornassero dopo duemila anni sulla Terra nel mondo “impazzito” di oggi, a rappresentare l’amor sacro che forse potrebbe mettere a posto le cose?
Da questa domanda provocatoria muove il nuovo lavoro musicale dell’artista Stefano Napolitano “Una nuova luce sul mondo”. Un disco che riprende la tradizione del “concept album” caratteristica della produzione degli anni sessanta e settanta, che guarda per alcuni aspetti all’arte di Franco Battiato, e che si propone di mixare la melodia del pop occidentale con le atmosfere orientali. “Una nuova luce sul mondo” come tutto il lavoro artistico di Stefano Napolitano, parla dell’umanità tra bene e male.
Per “l’inchiostro fresco” abbiamo intervistato lo scrittore e musicista torinese, autore di “Inseguendo L’Aura” recensito nei mesi scorsi e ideatore assieme a Joe Denti del programma “Sentieri di Celluloide” dedicato alla storia del cinema italiano.
Da che cosa nasce l’idea del tuo disco “Una nuova luce sul mondo”?
L’idea del disco è nata dando un’occhiata al mercato odierno, musicale e non solo. Mi sono accorto che il Paese sta andando alla deriva. Non c’è più buon cinema, buona musica, non c’è più la volontà di creare un prodotto che si possa definire “arte”. Che poi possa piacere o meno, quello è un altro discorso.
Il tuo disco non è solo un insieme di canzoni, ma “racconta una storia” attraverso la musica. Ti sei ispirato alla produzione degli anni sessanta e settanta, nei quali questo approccio era molto frequente?
Si, volevo preparare un disco che si rifacesse al vecchio “concept album”. Una storia cantata, di quelle che hanno caratterizzato la storia musicale degli anni sessanta e settanta, quando uscirono i migliori dischi della storia, da “The Wall” in poi. Ho voluto tornare indietro, e creare una storia anche io.
Chi sono i protagonisti del tuo disco e della tua storia?
I protagonisti del mio disco e della mia storia sono i due personaggi più discussi della storia dell’umanità: Gesù Cristo, che è un po’ “l’eroe” della storia dell’umanità da duemila anni, e la Maddalena, il personaggio più emblematico. Non si è mai capito il suo ruolo, chi fosse davvero: una peccatrice, una santa, la moglie di Gesù, la sua compagna, la sua seguace più fedele? Ho unito queste due figure e immaginato un loro ritorno sulla terra, in chiave futuristica, come coppia sacra. L’amore sacro, il fuoco sacro, che potrebbe ricreare quell’antica formula esoterica e rimettere a posto il mondo, un mondo che sembra oggi impazzito, tra dichiarazioni e discorsi di guerra.
Qual è stato il ruolo della fede nella nascita de “Una nuova luce sul mondo”?
È un disco di speranza e di fede, ma non la fede in senso canonico, quella insegnata nella Bibbia o nei Vangeli, ma quella che viene ricercata dentro sé stessi. Le canzoni hanno questo filo logico, parlano di Gesù che ritorna sulla terra in un’altra chiave, osservando il mondo dopo averlo lasciato duemila anni fa. C’è la Maddalena, e c’è anche Lucifero, al quale ho dedicato anche un libro. Io lo intendo come Angelo della Luce, non come Satana, che è il nome che gli hanno dato dopo, per dividere il bene dal male. A livello di testi sono molto ricercati, ho cercato la via del sacrale e del mistico, e credo di esserci riuscito.
Ci puoi parlare delle musiche usate nel disco e delle loro caratteristiche?
Per le musiche ho creato un suono che mettesse insieme la tradizione occidentale e le sonorità orientali. Ho cercato di prendere la melodia del pop occidentale, e inserire all’interno le atmosfere orientali, un certo tipo di violini, i bonghi africani, alcuni strumenti che erano utilizzati ai tempi di Gesù, le voci arabe. Una miscela esplosiva, erano esperimenti che faceva Battiato, che però nelle sue canzoni alternava alcune marcatamente orientali ad altre spiccatamente occidentali. Io ho cercato di ricreare il dettaglio, le voci arabe che potessero inserirsi nelle melodie occidentali. Un lavoro molto accurato, in ogni singola nota, di cui sono soddisfatto e orgoglioso. L’arrangiatore è Danilo Ballo, uno dei migliori in Italia e in Europa., che ha lavorato con Celine Dion, Claudio Baglioni, Lucio Dalla, i Pooh. È stato molto bravo nel ricreare gli arrangiamenti e seguire la strada che ci eravamo tracciati, e a volte anche a sconfinare. Ci abbiamo messo quasi sette mesi a prepararlo, è uscito per ora in via sperimentale, a metà aprile uscirà il singolo e a maggio l’LP nazionale.
Spero che porti qualcosa di positivo!
Andrea Macciò