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IL TERZO VALICO E NOVI LIGURE

La linea storica “Torino – Genova” e le barriere antirumore

Il “Terzo Valico” nell’Oltregiogo ha fatto discutere molto, sia sul fronte dei possibili danni alle falde acquifere causati dai grandi scavi e dalle gallerie di valico, sia sul fronte dei rumori e i pericoli dovuti al transito dei treni ad alta velocità all’interno dei centri abitati, come ad esempio quello di Novi Ligure (Al).

La città di Novi Ligure, infatti, è tagliata in due dalla storica ferrovia “Torino – Genova” e intelligenza “politica” avrebbe dovuto suggerire agli amministratori locali attivarsi per evitare il transito di questi modernissimi treni all’interno della città stessa, ma, usufruendo della costruenda nuova linea ferroviaria verso Milano nella bassa Pieve, adoperarsi politicamente per farli transitare lì, chiedendo un raccordo alla storica linea ferroviaria “Torino – Genova” in località Merella, ove si sarebbe potuto creare, come aveva anche suggerito il Dott. Dario Ubaldeschi nel 2003, una stazione che, suggeriamo noi de “l’inchiostro fresco”, avrebbe potuto assumere ad esempio il nome di “Novi Libarna”.

Una stazione questa, che sarebbe servita anche a Serravalle Scrivia, che proprio ultimamente sta prendendo in seria considerazione la creazione di una sua seconda stazione sulla attuale linea storica “Torino – Genova”, sita nei pressi della località Barbellotta, per servire il suo mega centro commerciale del Designer Outlet della Mc Arthur Glen.

E in questa ventilata stazione, data l’importanza che verrebbe ad assumere, si fermerebbero certamente gli Intercity, il tutto a scapito di Novi Ligure che, a quel punto, perderebbe le fermate di tali rapidi treni.  

Purtroppo il suggerimento a suo tempo dato dal Dott. Dario Ubaldeschi, mirato a non far transitare i treni ad alta velocità all’interno di Novi Ligure e creare nella bassa Pieve una nuova stazione a servizio di tutto il comprensorio novese, cadde nel vuoto ed ora Novi Ligure vedrà sorgere, lungo i binari della “Torino – Genova”,  una vera e propria barriera tra il Centro Storico ed il resto della città, formata da una serie di pannelli fonoassorbenti necessari per diminuire l’impatto acustico dovuto al transito dei treni superveloci.

Qui di seguito vi riproponiamo l’intervista che facemmo, con relativo video, il 18 maggio del 2016 al Dott. Dario Ubaldeschi, che pubblicammo su “l’inchiostro fresco” del giugno 2016, dove in calce aggiungemmo una nostra proposta sullo scalo di Novi San Bovo.

Gian Battista Cassulo

Ed ecco l’intervista che facemmo al Dott. Arch. Dario Ubaldeschi nel suo studio il 18 maggio 2016

Perché non spostare la stazione nel basso Pieve?

Novi Ligure – Dopo il dibattito che si è acceso nello scorso mese di aprile attorno alla cosiddetta variante “no shunt” che consentirà il passaggio diretto dei treni del Terzo Valico in città sugli attuali binari della “Torino – Genova”, ora molti a Novi Ligure e nel suo circondario riscoprono un progetto di qualche anno fa. Parliamo di quello proposto da Dario Ubaldeschi, noto professionista novese e iscritto al collegio degli Architetti di Milano, il quale, sin dal “lontano2003, aveva presentato una soluzione alternativa al transito dei convogli ferroviari nel tessuto urbano novese. Questo progetto di fatto rivoluzionava tutto l’asse ferroviario cittadino, così come è conosciuto sin dai tempi della realizzazione della linea storica per i Giovi, perché sostanzialmente prevedeva lo spostamento della stazione in località basso Pieve. “In realtà all’inizio degli anni Duemila non sono stato il solo a proporre lo spostamento della stazione di Novi in basso Pieve – ci dice Dario Ubaldeschi facendoci accomodare nel suo studio e stendendo sotto i nostri occhi un disegno di questo tratto – Ma anche i documenti e le planimetrie ufficiali di Rete Ferroviaria Italiana prevedevano la stazione in questo sito, poco dopo la nuova galleria di valico. Quella, per intenderci, proveniente da Arquata via Genova- Borzoli”. Domandiamo ad Ubaldeschi se questo trasferimento non possa significare più un problema che una risorsa per la città: spostando “in periferia” la stazione i cittadini potrebbero risentirne?: “No, affatto – risponde prontamente il nostro interlocutore – Perché la stazione, che troverebbe la sua collocazione sotto la Pieve, risulterebbe perfettamente perpendicolare all’asse viario di via Verdi, già esistente e quindi in grado, opportunatamente risistemato nella viabilità,  di servire ottimamente Novi. Inoltre questa nuova stazione potrà essere fruibile anche per i vicini comuni di Cassano, Serravalle, Stazzano nonché Pozzolo Formigaro, facendo così diventare Novi Ligure una vera stazione a servizio di tutto il suo hinterland. In più, questo tratto di ferrovia, correndo al piano di campagna, non richiederebbe grandi opere invasive, riducendo le ferite all’ambiente”. A questo punto, domandiamo a Dario Ubaleschi: spostare la stazione in basso Pieve potrebbe significare anche un risparmio in fatto di costi?: “Senza alcun dubbio – afferma il professionista novese – Anzi secondo i più recenti calcoli sarebbero quasi 200 i milioni di euro che si potrebbero risparmiare. Cifra più che sufficiente a ammodernare e salvaguardare la rete degli acquedotti di Serravalle e Arquata Scrivia, senza considerare la possibilità di realizzare la famosa tangenziale autostradale – prosegue Ubaldeschi nella sua illustrazione – tra Novi e Pozzolo”. Tuttavia una domanda però sorge spontanea: : con lo spostamento della stazione di Novi il destino di San Bovo sarebbe segnato?: “Guardi io ho letto il più recente memorandum sul tema firmato da Sergio Chiamparino, Roberto Maroni ed Enrico Toti, rispettivamente Presidente della Regione Piemonte, Lombardia e Liguria – afferma l’intervistato mostrandoci il documento – Non viene mai nominato San Bovo e, per quanto concerne la logistica, sono state individuate tre aree di sviluppo: Rivalta, di proprietà per il 45% del Gruppo Gavio (con quote anche del Comune di Alessandria e Tortona e non di quello di Novi Ligure, ndr), il sito di Novara, di proprietà per il 30% di Regione Piemonte ed infine – conclude Ubaldeschi – Orbassano per il 52% appartenente sempre al Piemonte. Se la Regione deve investire preferisce investire in sue proprietà. Mi pare ovvio!”. Quindi nessuna speranza per il rilancio di San Bovo?: “Il mondo è andato avanti e l’impianto di San Bovo è obsoleto – ci dice Ubaldeschi – Si può pensare ad un parco storico-museale  delle ferrovie, ma in senso produttivo è una storia finita”. Al termine della nostra intervista c’è ancora tempo per un’ultima domanda sul futuro, in caso di spostamento, dei binari, dell’attuale stazione: “Liberando Novi dai binari e dalla stazione funzionante – spiega il nostro interlocutore – proprio al centro della città si potrebbe fare ciò che si vuole: un parco a tema, un ampio parcheggio, una ciclovia come da Varazze a Cogoleto oppure mantenendo i vecchi binari creare una specie di metropolitana leggera tra Arquata e Pozzolo sino ad Alessandria. E, finalmente, dopo quasi 200 anni, Novi non sarebbe più divisa in due, da una sorta di muro-ferroviario di Berlino, e potrebbero ritornare tutta unita!”.

Mattia Nesto

E A CONCLUSIONE DI QUESTO RICORDO VI RIPROPONIAMO LA NOSTRA PROPOSTA SU UN POSSIBILE FUTURO UTILIZZO DEL “PARCO DI NOVI SAN BOVO”

Quale futuro per il Parco di Novi San Bovo?

L’inchiostro fresco è, praticamente da sempre, un foglio di informazione locale molto attento a tutto ciò che riguarda, a corto come a più ampio raggio, il mondo della ferrovia e più in generale il territorio. In questo senso, capendo come il destino logistico dello scalo merci di “Novi – San Bovo” sia purtroppo segnato, in quanto il moderno trasporto merci su rotaia è ormai monopolizzato dalla tecnologia dei container che comporta una tipologia di carri che troverebbero un’oggettiva difficoltà di movimentazione in questo parco, affinché esso non cada in preda all’incuria e all’inedia ci sentiamo di proporre quanto segue. Sulla scorta della splendida esperienza di “Napoli – Bagnoli”, dove sulle spoglie di quel parco ferroviario risalente all’epoca borbonica, è stato realizzato il celeberrimo “Museo della Ferrovia”, perché non realizzare anche nel parco di San Bovo per l’appunto uno spazio dedicato alla memoria dei binari, con locali e strutture che potrebbero ospitare i mitici vagoni dalle vaporiere, ai mastodonti dei Giovi alla cosiddetta “littorina”, con divise e suppellettili delle vecchie Ferrovie dello Stato e, perché no, anche ospitare convegni e giornate di studi su figure di spicco cittadine e non, da Edilio Raggio (sia pure con le sue luci e ombre) a Cesare Pozzo, eroico rappresentante dei macchinisti della sua epoca, magari recuperando il casello 108 nei pressi di Serravalle Scrivia, dove Cesare Pozzo vi nacque nel 1853?

Gian Battista Cassulo

IL “CASELLO 108” DI CESARE POZZO

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