Cari lettori vi presentiamo qui di seguito una recensione del nostro Andrea Macciò su un libro appena giunto nelle librerie
Piccolo Giò” di Barbara Raineri è un piccolo e prezioso testo illustrato per bambini redatto in forma bilingue: da un lato in italiano, dall’altro in inglese. Le illustrazioni sono a cura di Barbara Nava, che lavora nell’ambito del dipinto su stoffa e capi finiti, alla prima esperienza come illustratrice. Il libro racconta la storia di un bambino dalla sensibilità speciale, figlio della giovane mamma sognatrice, Teresa, appassionato di lettura, disegno, calmo e paziente molto più dei suoi compagni maschi. Giò non si trova a suo agio nei classici giochi maschili e preferisce la compagnia delle bambine. Un giorno, durante una festa di Carnevale, Giò esprime il desiderio di mascherarsi da Principessa Elsa di Frozen, rifiutando i tradizionali costumi maschili. Nella letterina a Babbo Natale, Giò chiede una bambola con carrozzina, vestitini e trucchi. La mamma comincia a “preoccuparsi” e chiede consiglio alla maestra e a una psicologa. Giò è un bambino realizzato e sereno, ma i compagni iniziano a prenderlo in giro per le sue inclinazioni “femminili”.
Una simbolo: la disforia di genere
La psicologa consiglia loro di lasciarlo libero di manifestare le sue inclinazioni creative. Il bambino sogna infatti di diventare da grande uno stilista. “Non è forse giusto nella vita avere il coraggio di seguire le proprie inclinazioni e i propri sogni”? (Barbara Raineri)
Piccolo Giò è un libro sugli stereotipi di genere, destinato prima di tutto agli adulti, insegnanti ed educatori o genitori, narrativo ma dalla forte valenza pedagogica, che si trovano in situazioni simili a quella di Teresa o della maestra di Giò, ovvero a bambini/e che manifestano inclinazioni e atteggiamenti diversi da quelli che la società attribuisce al loro genere.
Sappiamo dagli studi di antropologia, psicologia sociale e sociologia che l’associazione di determinati gusti estetici (es. il rosa o l’azzurro), di determinate professioni (es. lo stilista o il meccanico) o pratiche sportive (il calcio) è una costruzione sociale e culturale talmente radicata da essere interiorizzata da tutti, anche da coloro che sono apparentemente privi di pregiudizi.
La forza del libro è proprio quella di essere “aperto”: la diversità di Giò potrebbe consistere semplicemente in un’eterosessualità caratterizzata da inclinazioni estetiche e professionali normalmente associate al femminile, in un’omosessualità, una bisessualità o in autentica disforia di genere, sentirsi in un corpo diverso dal proprio sesso biologico.
Il messaggio del libro è quindi che l’adulto (educatore o genitore) che si trova davanti a un bambino come Giò deve cercare di assecondarne il più possibile i sogni e le inclinazioni, e non deve associare questa diversità per forza di cose a una disforia di genere, per il motivo, appunto, che l’associazione automatica di alcuni comportamenti con la transessualità è un mero pregiudizio dovuto all’interiorizzazione di una costruzione sociale.
La narrazione di Barbara Raineri, insegnante di scuola primaria, è delicata ed efficace nel trasmettere questo messaggio e nel costruire un testo rivolto in primis agli adulti che devono accompagnare bambini/e nel loro percorso di vita.
Bellissime e delicate anche le illustrazioni di Barbara Nava. Interessante anche l’idea della doppia versione, italiana e inglese.
Andrea Macciò