Giornalismo per passione: un omaggio all’Art. 21 della Costituzione non solo declamandolo, ma attuandolo nei fatti e un atto di civile attenzione all’Art. 4 dei Principi Fondamentali
Quando ormai 38 anni fa, nel lontano 1985 andai al Tribunale di Alessandria per iscrivere al Registro Stampa la testata de “l’inchiostro fresco”, dentro di me sentivo che stavo facendo la cosa giusta e quando il responsabile di quell’ufficio mi diede, con tanto di bolli e su carta intestata del Tribunale, la certificazione dell’avvenuta iscrizione, uscii da quell’austero edificio dove veniva elargita la Giustizia, con un senso di cittadinanza pieno.
Mi sentivo qualcuno, ma non nel senso narcisistico del termine, ma mi sentivo un cittadino a tutti gli effetti. “Da questo momento – mi dicevo uscendo dal Tribunale – potrò finalmente dira la mia urbi et orbi!”.
Ma come mi era venuta l’idea di fare un giornale? A Novi Ligure (Al) a quei tempi ero impegnato in prima persona in politica, ricoprendo la carica di Consigliere comunale, eletto prima nel PSI e poi nel PRI, e mi rendevo conto che di quel che si faceva in Consiglio ben poco arrivava alle orecchie della gente e quel poco arrivava o storpiato o contraffatto se non addirittura passato sotto silenzio.
In città infatti quando il sindaco voleva convocare una conferenza stampa gli bastavano non più di quattro telefonate e l’informazione si riduceva tutta lì, all’interno di poche voci titolate poi a “diffondere il verbo” tra la gente!
“Le cose non possono funzionare così – mi dicevo – perché alla fin fine una società, grande o piccola che sia, scoppia se non vengono diffuse le notizie con la dovuta trasparenza!”.
Non era che i giornalisti dell’epoca travisassero le cose. Per la carità, non voglio dire questo, anzi facevano il loro lavoro nei dovuti modi, assistendo alle sedute del Consiglio e riportando i fatti più salienti, ma serviva un qualcosa di più. Serviva una pluralità di voci per stimolare maggiormente il confronto e suscitare un sano senso di critica costruttiva. Scavare, andare a fondo, far sapere insomma, da un lato alla gente le cose come stavano, e, dall’altro, fare intuire al potere dominante che la politica non era cosa solo per una ristretta cerchia, per le élites, ma che essa doveva svolgersi in una arena più vasta, come appunto quella rappresentata dai giornali.
Ma fare un giornale senza giornalisti non aveva senso e così, di concerto con la Facoltà di Scienze Politiche di Genova e sotto l’egida di un giornale locale molto titolato, “Il Popolo di Novi”, organizzai da buon mazziniano al Collegio San Giorgio di Novi Ligure un vero e proprio corso di giornalismo distribuendo alla fine del quale gli opportuni attestati.
I tempi però non erano ancora maturi e personalmente non avevo ancora i mezzi per fare una vera e propria testata giornalistica, tanto è vero che “l’inchiostro fresco” visse la sua prima fase più che altro come un periodico di natura culturale.
Il seme comunque era stato gettato e la vera svolta avvenne nel 1998 quando il giornale venne iscritto anche al R.O.C. e alla Camera di Commercio di Alessandria e grazie alla raccolta pubblicitaria, divenne effettivamente una testa giornalistica a tutti gli effetti, stampato in rotativa e giungendo addirittura ad una tiratura di 30 mila copie.
E fu da allora in poi che la mia aspirazione di vedere nascere una nuova schiera di giornalisti trovò la sua completa realizzazione, perché a quel punto avevo in mano uno strumento giornalistico, non solo formalmente riconosciuto, ma anche operante a tutti gli effetti sul territorio.
In tal senso, sempre continuando a coltivare la mia idea secondo la quale più che i giornali sono più importanti le persone, o meglio la qualità delle persone, che scrivono gli articoli, iniziai ad allevare una nuova “leva” di giornalisti, facendo conseguire il patentino da Giornalista pubblicista a chi si presentava in redazione manifestando questa aspirazione.
Non tutti ci sono riusciti e molti ben presto hanno gettato la spugna, ma i giovani che hanno conseguito questo patentino all’inchiostro posso tranquillamente dirvi che se lo sono veramente meritato “lacrime e sangue” perché hanno dovuto fare il loro “cursus honorum” della durata di due anni non tanto passando le veline, ma andando in giro a caccia di notizie, a fare foto, a raccogliere interviste, a correggere le bozze e anche a distribuire il giornale, perché portando materialmente in giro il giornale riuscivano a capire se ciò che avevamo scritto era apprezzato e condiviso dalla gente.
Tanti sono stati i giovani che si sono fatti le ossa all’inchiostro fresco ed oggi, con il loro patentino in tasca, sono in giro per il mondo a dare libero sfogo alla loro passione.
C’è chi, come Mattia Nesto, che è entrato nel mondo dell’editoria, chi addirittura, come Arnaldo Liguori, è diventato addirittura un professionista, chi è diventato un addetto stampa di un Istituto scolastico, chi oggi, come Daniele Cifalà, ha la possibilità di seguire come giornalista fotografo eventi sui red carpet più prestigiosi, chi, come Anastasio Samuele, può gestire programmi radiofonici, tanto per citare alcuni casi.
E poi c’è chi, come Marta Calcagno, che proprio nel 1998 agli inizi del nuovo corso dell’inchiostro si è avvicinata al giornale ed ha preso il patentino, oggi è diventata Direttore responsabile del giornale stesso!
In questo suo percorso però anche l’inchiostro ha avuto i suoi lutti, come la prematura scomparsa di Sabrina Cazzulo, che nel giornale aveva un suo spazio di opinionista e che aveva veramente grinta, passione e voglia di fare e a lei vorremmo quanto prima dedicare una Borsa di studio per le nuove “giovani penne”.
Ma oggi noi all’inchiostro abbiamo un nuovo motivo d’orgoglio. Abbiamo infatti un neo giornalista fresco di nomina, che ha concluso i suoi due anni di “cursus honorum” qui da noi e che, anche in sella alla sua vespa, è andato in giro per l’Oltregiogo e per la Valle Scrivia, la zona che gli abbiamo assegnato, a raccoglie interviste, a preparare reportage anche fotografici, a scoprire chicche e personaggi.
Parliamo di Fausto Cavo di Arquata Scrivia che ieri a Palazzo Ceriana Mayneri, nella prestigiosa sede dell’Ordine dei giornalisti di Torino si è visto consegnare, nella Sala Tognolo, dal Presidente dell’Ordine, Stefano Tallia, giornalista del TG 3 Piemonte, e dal Vice Presidente, Ezio Ercole, membro del Consiglio Nazionale dell’Ordine, l’agognato patentino da “Giornalista pubblicista”!
Complimenti Fausto e fai buon uso di questo tuo patentino ricordandoti sempre di quello che hai imparato qui all’inchiostro, ovvero non mettere in bocca alla gente le tue parole, ma mettere le parole della gente sulle colonne del giornale per il quale andrai a scrivere!!!!
Solo così potrai dare gambe all’Art. 21 della nostra Costituzione e se lo vorrai potrai, come stanno facendo anche molti degli altri patentati qui da noi, continuare a scrivere sull’inchiostro, onorando in tal caso l’Art. 4 secondo comma dei Principi Fondamentali della nostra Carta, ove si legge che: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Gian Battista Cassulo
ALBUM D’ONORE DEI GIORNALISTI DIPLOMATI DALL’INCHIOSTRO FRESCO (in ordine alfabetico)
Anastasio Samuele – Balza Federica – Brussolo Samantha – Cabella Federico – Calcagno Marta – Calissano Virginia – Cavo Fausto – Cazzulo Sabrina – Cheirasco Claudio – Cifalà Daniele – Clerici Matteo – Frisone Chiara – Gambarotta Claudia – Mazzarello Alice – Mazzari Fabio – Motta Valerio – Nesto Mattia – Piombo Giacomo – Rivara Stefano – Serlenga Luca
Hanno iniziato presso l’inchiostro fresco il “cursus honorum”
Acri Benedetta – Ferreri Davide – Fossati Federica – Gatti Eleonora- Liguori Arnaldo – Parodi Davide – Piana Luca – Ponzano Giacomo – Serlenga Matteo