Grano, Cia: «Dall’Europa serve maggiore protezione!»

 Nella giornata di martedì 26 marzo si riunirà il Consiglio “Agricoltura e pesca” dell’Unione Europea e i ministri dell’Agricoltura procederanno a uno scambio di opinioni su risposte rapide e strutturali alla situazione nel settore agricolo. Sarà discussa in particolare la situazione del mercato cerealicolo, anche in riferimento alle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina; il ministro ucraino per la Politica agraria e l’alimentazione Mykola Solskyi si esprimerà dinanzi al Consiglio.

Secondo Cia Alessandria, il blocco delle importazioni del grano ucraino e il passaggio dei cereali dalla Russia attraverso la Turchia mettono in grave crisi il mercato cerealicolo italiano. Il prezzo di contrattazione è di 8-10 euro/quintale, sensibilmente al di sotto del prezzo corrisposto agli agricoltori italiani (30 euro/quintale), che già sostengono costi di produzioni altissimi e margini di guadagno pressoché inesistenti.

Spiega Paolo Viarenghi, direttore Cia Alessandria: «Siamo invasi dal grano russo, è un colpo grave alla nostra agricoltura. Inoltre le regole di produzione tra i Paesi sono differenti e all’estero è previsto l’utilizzo di sostanze in Italia e in Europa bandite da anni. L’unica via di uscita è la creazione di una filiera italiana garantita che preveda un prezzo minimo e anche un reddito minimo garantito… considerate anche le etichette dell’industria che vantano il Made in Italy sui prodotti venduti!».

Cia lancia l’allarme anche a livello nazionale, come dichiara il presidente Cristiano Fini: «Il valore del grano duro, prodotto dai nostri cerealicoltori, ha subito un vero tracollo, dimezzandosi nell’arco di un anno anche a causa delle importazioni massicce da nazioni come Russia e Kazakistan. La battaglia da tempo portata avanti dalla nostra Confederazione non riguarda solo la cerealicoltura, che negli ultimi due anni ha visto cambiare i propri connotati da dinamiche speculative e politiche globali di aggressione al Made in Italy, ma anche tutti gli altri principali prodotti del comparto. Sono soprattutto i piccoli e medi produttori dei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, olivicolo, florovivaistico e zootecnico a subire la concorrenza sleale di Paesi terzi e l’inspiegabile mancanza di provvedimenti dell’Unione Europea a protezione delle proprie produzioni. A questo punto ci aspettiamo un segnale forte dal Consiglio».

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