Nella foto di copertina in alto la Reggia di Venaria con igloo di Mario Merz
A Venaria Reale la mostra “Capodimonte da Reggia a Museo” e il Festival “Venaria Green Art”
A Venaria Reale, nella Sale delle Arti della Reggia, fino al 15 settembre 2024 è possibile ammirare la mostra «Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio ad Andy Warhol», a cura di Sylvain Bellenger e Andrea Merlottie realizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, in collaborazione con il Museo Reale Bosco di Capodimonte e il sostegno del Ministero della Cultura, che raccoglie 82 opere, 76 provenienti dal Museo di Capodimonte di Napoli e 6 dalla Galleria Sabauda di Torino.
La selezione delle opere è incentrata sulla ricostruzione del collezionismo delle due famiglie che resero Napoli una città cosmopolita, capitale del Regno delle Due Sicilie, i Farnese (indirettamente) e i Borbone. I quadri e gli oggetti esposti ricostruiscono come grazie alla collezione costruita da queste due famiglie nobili, la reggia napoletana sia diventata il museo che conosciamo oggi.
Nella prima sala troviamo i quadri provenienti da Torino nella sezione “Artisti napoletani per la corte sabauda” con opere di Francesco Solimena, Corrado Giaquinto, Francesco de Mura e Sebastiano Conca, tutti rappresentanti del Settecento napoletano.
La Reggia di Capodimonte diventa tale con l’ascesa al trono di Carlo di Borbone, che entrando in possesso del Ducato di Parma e Piacenza, favorito dalla madre Elisabetta Farnese di Spagna, ereditò la grande collezione d’arte dei Farnese: Il Palazzo Reale di Napoli non aveva una galleria e così nel 1738 iniziò la costruzione della Reggia di Capodimonte destinata a ospitare il Museo.
La mostra ricostruisce anche la velleità del sovrano napoletano di iniziare un percorso politico e culturale, simile a quello che avrebbe portato all’unità d’Italia. Carlo di Borbone aveva idee vicine agli illuministi e ai liberali, assieme al suo primo ministro toscano Bernardo Tanucci, e grande attenzione alla cultura e all’arte. A lui si deve anche la costruzione della Reggia di Caserta.
Attraverso 23 sale la mostra inizia con l’esposizione del nucleo collezionistico proveniente da Parma e Piacenza, e prosegue con le opere acquisite direttamente dai Borbone o dalle Chiese del territorio.
Tra le opere più significative delle prime sale, i due dipinti di Tiziano commissionati dai Farnese “Papa Paolo con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese” e “Danae”, la “Crocifissione” di Masaccio e la “Trasfigurazione” di Giovanni Bellini.
Uno spazio rilevante è dedicato anche ad un artista “caravaggesco” come Jusepe de Ribera, spagnolo attivo a Napoli, con in mostra il suo “Apollo che scortica Marsia” e e il “Sileno Ebbro” un’opera che all’epoca fece scandalo per il suo realismo e per la rappresentazione di un personaggio fisicamente sgradevole, lontanissimo dal classico nudo accademico. Non manca una cospicua documentazione su artisti napoletani meno conosciuti, come Bernardo Cavallino, del quale è in mostra l’intenso ritratto femminile della “Cantatrice”.
Una sala è dedicata alle Annunciazioni; spicca quella ad opera di Artemisia Gentileschi, della quale è in mostra anche il suo “Giuditta e Oloferne” che per l’intensità della rappresentazione del momento dell’omicidio rese il soggetto biblico molto richiesto tra la committenza dell’epoca.
L’opera, esposta anche nella personale genovese dedicata all’artista romana, resta una delle più intense sul tema.
Da segnalare anche il suggestivo “Ritratto di giovane donna detta Antea” del Parmigianino simbolo della mostra. Dal 5 giugno sarà in mostra anche la “Flagellazione” di Caravaggio
Il coloratissimo Vesuvio pop di Andy Warhol, acquisito da un privato nel 1993 e poi donato al Museo, simboleggia la centralità di Napoli nell’immaginario artistico di oggi e l’apertura al contemporaneo della collezione napoletana.
Nei giardini della Venaria è possibile ammirare anche l’Igloo di Mario Merz, che riproduce “sul tetto” il famoso cervo della Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Dal 13 maggio il parco di Venaria ospita anche il Festival “Venaria Green Art” tredici opere che integrano le opere di Land Art ospitate in maniera permanente nei giardini e che mettono al centro il rapporto tra uomo, architettura e natura.
Gli artisti coinvolti hanno lavorato con materiali di recupero trovati in loco, lavorando nel contesto dei giardini e conferendo nuova vita ai materiali di scarto prodotti dalla natura.
Andrea Macciò