CAMPO LIGURE RISCOPRE LE ANTICHE TRADIZIONI CONTADINE

Risalendo il Passo del Turchino da Genova o percorrendo la strada provinciale 456 dal vicino Piemonte in direzione del capoluogo ligure si raggiunge la verdeggiante Valle Stura, al centro della quale sorge il piccolo paese di Campo Ligure. Si tratta di un borgo dalle origini antiche che ancora conserva un centro storico molto caratteristico dove si possono attraversare gli stretti vicoli e i caruggi tipicamente liguri ammirando le antiche case con le facciate decorate alla genovese e visitare la chiesa Parrocchiale e gli Oratori di Nostra Signora Assunta e dei Santi Sebastiano e Rocco in cui sono custodite, tra altre, opere di artisti famosi come Domenico Bissoni detto il Veneziano e di Bernardo Strozzi Pizzorno ed anche l’antica chiesa di San Michele Arcangelo risalente al 1241 e l’antico palazzo marchionale Spinola la cui facciata interamente affrescata incanta lo sguardo.  

Proprio a Campo Ligure quest’anno, la domenica precedente il ferragosto, è stata organizzata una singolare rievocazione dal sapore genuinamente agreste.

La settimana precedente quella in cui ricorrono i festeggiamenti dell’Assunta, di buon mattino un gruppo di amici accomunati dalla passione per la campagna e per le tradizioni agricole tramandate da generazioni, si sono recati nel campo che lo scorso autunno era stato arato e seminato a grano. Le spighe bionde e mature, ondeggianti alla già calda brezza mattutina, sono state piegate dai movimenti precisi delle falci impugnate con antica e sapiente maestria contadina, come tanti anni fa avveniva ovunque nelle cascine della vallata.

In breve i mietitori hanno percorso l’intero campo e quando le campane del paese annunciavano il mezzogiorno i covoni erano tutti pronti per essere lasciati seccare al caldo sole agostano fino al momento della trebbiatura.

La domenica, finalmente, la rievocazione tanto attesa da tutto il paese è andata in scena e tutti hanno potuto assistere alla battitura del grano, eseguita come una volta quando tutto si faceva con la forza delle braccia.

Intanto in paese i trattori d’epoca sfilando per le strette vie del centro hanno raggiunto il parco del castello dove tutto era pronto per dare inizio a quella che è stata sicuramente una festa indimenticabile per grandi e piccini, ma soprattutto per coloro che non più giovani hanno potuto riportare alla memoria momenti e ricordi della loro infanzia. Tempi lontani in cui nelle campagne le comunità rurali si riunivano per le diverse occasioni legate alle stagioni e rappresentavano intensi momenti di aggregazione sociale, durante i quali si respirava la vera essenza di comunità.

Oggi quel mondo non c’è più, non si sentono più i dialoghi dei contadini composti da parole scomparse dall’uso comune, parole che forse durante questa rievocazione saranno state timidamente ripetute nella concitazione del momento ravvivando così nella memoria quel legame latente ma indissolubile tra presente e passato.

Nell’area verde che circonda il castello medievale si è rivissuta quasi la stessa atmosfera che ravvivava le aie dei cascinali della vallata in un passato non così lontano. Come un tempo qualcuno si è occupato di preparare fragranti frittelle da offrire, insieme ad un fresco bicchiere di vino, a chi ha partecipato alla faticosa trebbiatura: sono gli “Amici del Castello” un gruppo di volontari che da anni si occupa di mantenere in ordine il parco, della manutenzione dei sentieri e delle vie di accesso e della cura delle aree dedicate agli eventi e alle sagre. Un’associazione la cui attività è propedeutica all’utilizzo del parco del castello da parte di tutte le altre realtà associative oltre naturalmente agli eventi organizzati dal comune e dalla biblioteca comunale. Non va dimenticato che da giugno a settembre il castello ospita manifestazioni musicali presentazioni di libri eventi culturali feste a cura delle associazioni sportive degustazioni mostre fotografiche e di pittura e naturalmente visite guidate diurne e con molto successo visite anche in notturna. L’attività degli Amici del castello è quindi fondamentale per tutto il contesto.

Nonostante il caldo molto intenso la festa della trebbiatura è proseguita senza sosta e tutti, anche i più piccoli hanno avuto la loro occasione per provare ad azionare le ruote dentate dei vetusti macchinari manuali che probabilmente in un passato non così lontano avevano utilizzato i loro nonni o addirittura i loro bisnonni.

Il parco si è animato in fretta e le trebbiatrici hanno iniziando a funzionare rumorosamente ed uno dopo l’altro i covoni sono passati attraverso le gole affamate delle trebbiatrici dove dalle spighe sono stati estratti i chicchi. Il prodotto di questa prima lavorazione è stato successivamente introdotto nelle ventilatrici, sempre azionate manualmente, per essere ripulito dalla lolla, detta anche pula. 

Finalmente i chicchi sono stati raccolti in sacchi che saranno poi trasportati al vicino mulino per la macinatura ma, nel contesto di questa affascinante rievocazione è stato anche possibile vedere in funzione e addirittura utilizzare un’antica quanto rudimentale macina manuale a pietra, provando la sensazione di vedere la farina bianca come neve sgorgare dalle mole e cadere nella tafferìa.

Non sappiamo se con la farina ottenuta dal lavoro di questa giornata verrà prodotta la tipica focaccia stirata a mano di Campo Ligure, comunemente chiamata “focaccia lunga” o la rinomata “revzöra”, ottenuta dalla miscelazione della farina di grano con quella di mais, nel contesto dell’annuale sagra, ma di certo si puo’ affermare che questa manifestazione collettiva dal sapore genuino ha dimostrato che, anche oggi come un tempo, la fatica può trasformarsi in festa, una festa che a Campo Ligure ha unito un’intera comunità che si è ripromessa di ritrovarsi ancora così aggregata in tante altre occasioni, legate ovviamente alla tradizione locale.

Fausto Piombo

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