TINA MODOTTI: L’OPERA

A Torino una retrospettiva completa sulla fotografa italo-messicana

Inaugurata il 26 ottobre 2024 al Centro Italiano per la Fotografia Camera di Torino la mostra “Tina Modotti. L’opera, curata da Riccardo Costantini, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, realizzata in collaborazione con Cinemazero.

La mostra è dedicata a una delle figure più rilevanti della fotografia del secolo scorso e si inserisce in un progetto espositivo dedicato alle donne che si sono affermate nell’arte fotografica in un periodo nel quale per le donne era molto difficile affermarsi nel mondo dell’arte, della fotografia e del foto-giornalismo, dopo la retrospettiva dedicata a Margaret Bourke-White.

Le 300 opere esposte a Torino raccontano la poliedricità, le peculiarità artistiche, l’indole curiosa, partecipe e libera di Modotti. Un’artista dalla carriera breve, ma intensa, che è riuscita a catturare l’intensità e i contrasti dei mondi che ha attraversato, espressi con ritratti di vita quotidiana, raccontando anche e soprattutto l’ingiustizia, il lavoro, l’attivismo politico, la povertà, le contraddizioni del progresso e del passaggio alla modernità.

La mostra ha anche una rilevanza dal punto di vista documentale, in quanto raccoglie diversi materiali inediti, video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista, nonché fotografie che risalgono alla prima e unica esposizione che realizzò Tina Modotti nel 1929 e che testimoniano e rendono giustizia all’arte della fotografa.

Tina Modotti, nata in Italia a Udine nel 1896, ha avuto una vita intensa e movimentata, tra arte e attivismo politico come militante del Partito Comunista messicano, del movimento femminista e poi come volontaria anti-franchista durante la guerra di Spagna.

In Messico la fotografa ha conosciuto, tra il 1922 e il 1930, gli anni più intensi della sua vita artistica. La fotografia di Modotti è conosciuta soprattutto per l’apporto documentaristico e l’impegno sociale, una “onesta fotografia” come la definisce lei stessa nel suo manifesto “Sulla fotografia” del 1929.

La mostra torinese ha il merito di esporre e mettere in evidenza al contrario anche gli aspetti meno noti della fotografia di Modotti: le nature morte, le sperimentazioni “pittorialiste” con i chiaro-scuri ispirati appunto alle tecniche pittoriche, la fotografia astratta di “particolari” architettonici o di oggetti di uso quotidiano, lo sperimentalismo formale e grafico, le immagini di opere d’arte. Alcuni “still life” come “Dalia” o “Rose” sono caratterizzati secondo alcuni osservatori da un sottile erotismo, altri avvicinano la sua opera degli anni dell’esordio alla pittura astratta.

L’attenzione di Tina Modotti al formalismo nasce grazie al suo sodalizio con il fotografo Edward Weston, del quale diviene la modella preferita, l’allieva e presto anche l’amante.

Nella prima sala è esposto anche l’abito nel quale Tina Modotti recitò nel film “Pelle di Tigre” del 1920, l’unico dei tre giunto integro sino ai giorni nostri.

Nella fotografia di Modotti c’è una grande attenzione al femminile e alle donne. Un’intera sala è dedicata al ciclo di immagini dedicate alle donne di Tehuantepec, nelle quali l’artista, reduce da un momento difficile dopo la morte del suo compagno di allora Juan Antonio Mella, si dedica a un reportage in questa regione messicana per fermare la bellezza e la fierezza delle donne di questa terra caratterizzata da una società matriarcale con un ruolo femminile significativo dal punto di vista sociale ed economico. Tra gli scatti più intensi della sua carriera, quelli delle donne “tehuane” dedicate alla maternità.

Tina Modotti è stata anche la fotografa ufficiale del movimento muralista messicano, rappresentato da Siqueiros e Rivera, il compagno della pittrice Frida Kahlo, amica anche della fotografa. Il muralismo anticipò il movimento attuale della “street art” affermando che l’arte doveva essere pubblica.

Nelle sale successive, la mostra presenta altri due aspetti dell’opera di Modotti: quello dei ritratti su commissione, nei quali troviamo immagini di attori, artisti e artiste, critici d’arte e galleriste dell’epoca, sempre con una grande attenzione al mondo femminile, e quelle dedicate all’attivismo politico, con le immagini dei campesinos messicani in manifestazione, della nascita del movimento “Soccorso Rosso” delle manifestazioni del Primo Maggio.

Nel 1930, proprio dopo la sua prima personale al Museo di Città del Messico che sembra riconoscere appieno la sua già intensa e variegata carriera, Tina Modotti fu espulsa dal Messico a causa delle turbolenze politiche che preoccupavano il paese dell’America Centrale per riparare a Berlino. Fu prima montato uno “scandalo” con alcune immagini di Weston che la ritraevano nuda, e poi fu falsamente accusata di aver partecipato a un attentato contro il presidente in carica.

Da quel periodo in poi l’artista italo-messicana sembra perdere l’ispirazione, non trova in Europa la stessa luce che la ispirava in Messico e scatta in modo sempre più rarefatto, mentre l’arrivo del nazismo la costringe a lasciare anche la Germania.

Nei suoi ultimi anni di vita ci sono molte relazioni, molte peregrinazioni in una Europa sulla quale incombeva la guerra e molto attivismo politico, ma meno fotografia. Tina Modotti muore nel 1942 a Città del Messico, nella quale era rientrata sotto falso nome, e quella della sua morte è anche l’ultima immagine nella quale la vediamo ritratta dopo molti anni.

Tina Modotti. L’opera è una retrospettiva completa che per la prima volta in Italia esplora nella sua integrità la vita e l’opera di un’artista che nell’immaginario collettivo è legata soprattutto alle immagini del reportage di Tehuantepec e all’impegno politico. La mostra torinese mette in luce questi aspetti, ma anche la sua abilità tecnica e la sua attenzione agli aspetti formali e astratti della fotografia.

Andrea Macciò

La mostra resterà aperta presso il Centro Camera di Via delle Rosine, Torino fino al 25 Febbraio dal lunedì alla domenica dalle ore 11 alle 19.

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