Ronco Scrivia è un piccolo paese di quattromila anime circa, nell’entroterra genovese a pochi chilometri dal confine con la regione Piemonte.
Chi viene da fuori lo conosce solo per nome, come uscita dell’autostrada sulla linea A7 Milano-Genova; per gli abitanti della Valle Scrivia è un comune come tanti, piccolo, soggetto a spopolamento a causa della mancanza di opportunità lavorative per i giovani, abitato maggiormente ormai da anziani che conversano sui marciapiedi davanti alle proprie abitazioni in lingua genovese, con accento peculiare di Ronco però, un po’ meno cadenzato rispetto a quello del capoluogo della regione.
Ronco Scrivia per me invece, è uno dei luoghi più cari della mia infanzia.
Mia madre è originaria di questo paese e qui sono nati i suoi genitori, i miei nonni, che vi hanno abitato fino alla loro scomparsa.
Qui ho imparato ad andare in bicicletta, con mio nonno che mi aiutava tenendo una mano dietro il sellino per farmi stare in equilibrio.
Qui ho attraversato per la prima volta un ruscello con i miei sandalini di gomma alla ricerca di qualche pesciolino che fuggiva sotto le rocce.
Ed ecco che per me, la festa del 5 ottobre 2019, ha assunto un altro significato; vedere le persone di questo paese, i ronchini, conversare tra le improvvisate bancarelle di Via Postumia nel quartiere Villavecchia, oppure ridere e gioire all’arrivo del treno storico, il mastodonte dei Giovi, mi ha rimandato inevitabilmente ai ricordi più intimi della mia vita.
La festa è proseguita anche la domenica successiva, con l’esposizione del plastico ferroviario, il museo raffigurante la storia dei 130 anni della Succursale dei Giovi ed è continuata con il mercatino tipico e della gastronomia di strada in Via Postumia.
La festa di questa “due giorni” è andata benissimo e Ronco Scrivia era allegra e festosa con tanta gente per le sue strade.
Ed io non posso che ricordarmi il treno storico che nel mio caso si è riempito di una vagonata di dolci ricordi.
Fausto Cavo
Nella foto di copertina il muso della 636 la mitica locomotiva “scassabinari” del treno storico. Qui sopra un “viaggiatore storico” al secolo Fausto Cavo e in basso un’istantanea dei mercatini in Via Postumia.