Lucio Magri, classe 1932, politicamente nato DC, approda nel PCI nel 1958, ma nel 1969 con Luciana Castellina, Luigi Pintor, Aldo Natoli, Rossana Rossanda e Valentino Parlato, fonda “il Manifesto”, sul quale appare un articolo in difesa della “Primavera di Praga”, che accende le ire di Alessandro Natta e la conseguente espulsione di questo gruppo dal PCI..
Lucio Magri, colpito da una profonda depressione dopo la morte della moglie decide, a 79 anni, di porre fine ai suoi giorni con la pratica del “suicidio assistito” il 28 novembre 2011 a Bellinzona, in Svizzera.
Dall’amico e lettore Franco Astengo di Savona, riceviamo e con grande disponibilità pubblichiamo:
“Sono passati otto anni e il ricordo di Lucio Magri è rimasto vivissimo in chi lo aveva conosciuto e la sinistra italiana soffre ancora del vuoto di pensiero che ha lasciato.
Avevamo scritto, in quel tragico giorno che Lucio aveva varcato in piedi l’estremo confine tra la vita e la morte, sfidando all’estremo umano quell’idea di razionalità illuminista che ne aveva contraddistinto l’esistenza quasi come un segno del destino, fino a far apparire quasi “snobistica” o eccentrica la sua volontà di trasformare l’uomo e le cose.
Avevamo scritto anche di Lucio Magri come dell’eretico della sinistra italiana, che ci aveva lasciato così confermando ancora una volta come la coerenza rappresentasse davvero il fondamento insopprimibile del suo lucido pensiero: lo svolgersi ultimo della sua vita, sul piano degli affetti privati e dell’orizzonte pubblico, non gli consentiva più di riconoscersi, solo tra gli altri come sempre.
Oggi si può ben modificare il giudizio di “eresia” almeno nel senso della testimonianza solitaria: Lucio non fu, in questo senso, un “eretico” ma – verrebbe da dire – un lucido anticipatore e con lui tutto il gruppo che aveva dato vita all’esperienza del “Manifesto”.
Questo dato della capacità di anticipazione oggi dovrebbe essere riconosciuto: in politica la preveggenza non è sempre una virtù o una garanzia di successo ma in questo momento alla sinistra italiana che necessità di una vera e propria “ricostruzione” servirebbe una forza di “visione”, al fuori della pedestre ricerca della quotidianità e dell’acconciarsi alle effimere mode momento.
Scriverò soltanto poche righe sul percorso politico di Lucio Magri, cercando di stare dentro ad un solo passaggio: quello che l’ha portato a essere tra i protagonisti dell’unica visione alternativa “da sinistra” sofferta dal più grande partito Comunista d’Occidente, nel corso della sua storia complessa durante il non dimenticabile ‘900.
Una visione alternativa che alla fine, penso alla relazione svolta al seminario di Arco, servì anche per dire che quel partito non poteva essere chiuso e spazzato via dalle dinamiche della storia, perché era stato capace di esprimere, all’interno del suo grande corpo di comunità militante di uomini e donne, un’articolazione di pensiero capace di affrontare l’insieme delle contraddizioni del nostro essere moderni.
Adesso stiamo ancora rendendoci conto di quanto ci manchi quella forza d’indicazione politica e quanto di negativo sia stato prodotto il non essere stati capaci di seguirla.
Franco Astengo