A TAVOLA CON LA COSTITUZIONE (Quarto incontro): La Rivoluzione agricola e industriale – La nascita delle moderne costituzioni – La Rivoluzione Francese

Tutto nasce nel 1215. Siamo in Inghilterra ai tempi di Giovanni Senza Terra il quale per mantenere il suo potere, imponeva ai baroni, che con lui governavano, pesanti balzelli. I baroni allora, anche perché penalizzati dalle imprese di Robin Hood (personaggio tra storia e leggenda), molto amato dal popolo, che nella foresta di Sherwood “rubava ai ricchi per dare ai poveri”, si ribellarono. Il re Giovanni quindi, per salvare la corona, fu costretto a fare alcune concessioni, quali la garanzia della protezione del popolo, la tutela dei diritti ecclesiastici e la solerte elargizione della giustizia, abolendo la detenzione illegale. Tali concessioni, alla presenza dell’Arcivescovo di Canterbury, vennero sottoscritte e raccolte il 15 giugno 1215 nella Magna Charta Libertatum che la possiamo considerare l’antesignana delle moderne costituzioni.

Un altro passaggio decisivo verso le moderne costituzione è la Gloriosa Rivoluzione che scoppia tra il 1688 e il 1689 in Inghilterra che vede la deposizione del re Giacomo II d’Inghilterra e l’ascesa al trono di Guglielmo III d’Orange (1650 – 1702) che riconosce al Parlamento i suoi diritti e la libertà di parola, concedendo il “Bill of Rights”, la “Dichiarazione dei diritti”, trasformando di fatto la Monarchia da assoluta in costituzionale.

Da questo momento anche il monarca è sottoposto alle leggi degli uomini e ogni anno deve chiedere al Parlamento l’autorizzazione per imporre nuove imposte

In Inghilterra viene così sancita la divisione del potere esecutivo, quello del re, dal legislativo, quello del parlamento, ma il meccanismo per rendere veramente equilibrata la vita di una società non era ancora completato.

Per vedere un decisivo salto di qualità occorre però andare nella Francia del 1749, dove un certo Montesquieu (1689 – 1755) scrive un libro dove si legge che, per una società, è pericoloso quando tutte le decisioni sono concentrate in una sola persona perché questa potrebbe fare il bello e il cattivo tempo. Mentre se si divide il potere tra chi deve fare le leggi, chi le deve applicare e chi deve vigilare affinché le leggi vengano rispettate, ecco che non vi sarebbe più spazio per i prepotenti.

La divisione dei poteri dunque, tra un Parlamento che fa le leggi, un Governo che le mette in pratica e una Magistratura che controlla la corretta applicazione di queste leggi.

Queste idee iniziano a prendere corpo e forma concreta al di là dell’Oceano atlantico quando le tredici colonie inglesi del Nord America, che erano state fondate dalla corona britannica tra il 1607 e il 1732, si ribellano alla madre patria al grido di “No taxation without representation” e proclamano il 4 luglio 1776, con il Congresso di Filadelfia, la loro indipendenza.

Dopo una lunga guerra con l’Inghilterra, il cui Re era Giorgio III (1738 – 1820), le ex tredici colonie uscite vincitrici dal conflitto, nel 1787, riunite in assemblea sempre a Filadelfia, elaborano la Costituzione degli Stati Uniti d’America (la Convenzione di Filadelfia) che, per tenere insieme le diverse anime di quella giovane nazione, dà vita ad uno stato federale, dotandosi dell’ordinamento di una Repubblica presidenziale, il cui Presidente ha tra le mani il potere esecutivo, mentre il potere legislativo viene assegnato ad un Congresso e il potere giudiziario ad una Corte suprema.

È questa degli Stati Uniti praticamente la prima applicazione concreta dell’ideologia scaturita dalla penna di Montesquieu, ma a tutto ciò manca ancora una cosa importantissima: l’anima, ovvero il comune sentire politico e sociale.

A dargliela è un altro avvenimento di epocale importanza: la Rivoluzione francese del 1789, ma andiamo con ordine.

Gian Battista Cassulo

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